Da diversi anni ormai l’UDC obbliga le cittadine e i cittadini del nostro Paese a recarsi alle urne per dei temi che pongono una minoranza contro una maggioranza. Esattamente un anno fa se la sono presa con i minareti musulmani, oggi con gli stranieri che commettono reato. Il “profondo” pensiero filosofico che sta alla base di questi scontri culturali è sempre lo stesso ed è riassumibile nella massima da stadio: “padroni a casa nostra”. Inutile dire che l’humus dal quale esce questo pensiero è quello tipico degli anni Trenta del secolo scorso, e tutti sappiamo come andò a finire.
Ma torniamo ai giorni nostri. È vero che la maggior parte dei reati è commessa dagli stranieri? Apparentemente sì perché, per esempio, la maggioranza degli ospiti delle carceri ticinese è di origine straniera. Ma se affiniamo lo sguardo possiamo vedere e capire che le cose non stanno esattamente così.
La grande maggioranza di coloro che commettono un reato ha un età inferiore ai 40 anni circa. All’interno della popolazione straniera la percentuale di persone comprese in questa fascia di età è proporzionalmente maggiore rispetto al dato riscontrabile nella popolazione svizzera. Se poi prendiamo in considerazione il dato corrispondente ai soli uomini, che commettono più reati che non le donne, questa tendenza cresce ancora. È per questo motivo che c’è un’apparente maggioranza di stranieri tra coloro che commettono un reato.
Comunque ciò non toglie che uno straniero non deve, e non può, essere discriminato rispetto ad uno svizzero solo a causa della sua nazionalità. “La legge è uguale per tutti”, si legge nei tribunali. Una persona che commette un reato va giustamente punita per il reato che ha commesso, non perché è straniera.
Sia l’iniziativa dell’UDC che il controprogetto del Consiglio federale invece introducono una disparità di trattamento tra il delinquente svizzero e quello straniero. Per il secondo viene introdotto, di fatto, il principio della doppia pena. Ciò vuol dire che uno straniero autore di reato verrebbe punito con una prima pena secondo i dettami del codice penale, poi con una seconda di tipo amministrattivo, cioè l’espulsione.
Dire che il controprogetto ha il vantaggio di rispettare la costituzione e il diritto internazionale mi sembra quanto meno semplicistico, e comunque lontano dall’avere una visione umana del proplema. Vuol dire non accorgersi che si sta cadendo nel gioco dell’UDC, quello di chiedere 110 per avere 100, come al mercato dei tanto odiati, non certo da me, “vu’ cumprà”.
Il controprogetto non è più umano dell’iniziativa, è solo legalmente compatibile. Negli USA è legale anche la pena di morte, ma non è certo umana.
È quindi importante costruire una società civile e umana e non una società giuridicamente corretta ma anche giustizialista. Per questo bisogna recarsi alle urne per dire No all’iniziativa dell’UDC e un No convinto anche al controprogetto.