La forza della democrazia risiede nella volontà popolare. Questa volontà, generalmente, si manifesta attraverso la libertà d’espressione, e i modi per esprimerla sono molti. Può manifestarsi attraverso i canali istituzionali come il voto, il referendum e l’iniziativa popolare, i cui esiti devono forzatamente essere presi in considerazione, essendo essi vincolanti per tutti. Ma ci sono anche canali espressivi non vincolanti, ma non per questo meno importanti. L’opinione che un individuo esprime durante due chiacchiere fatte tra amici o conoscenti, in un bar o in una piazza, è comunque un’opinione che va ascoltata e considerata anche se diversa da quella che personalmente si ha.
La differenza di vedute tra persone e tra partiti è un patrimonio che va conservato e valorizzato con ogni strumento possibile. Se le differenze non esistessero la società ne risulterebbe immensamente impoverita; risulterebbe composta da semplici marionette pronte ad annuire ad ogni gesto del burattinaio di turno.
L’opinione diversa che una persona esprime deve portarci a porci una domanda molto semplice ma molto importante: «Perché non la pensiamo allo stesso modo?». Bisogna cercare di capire quale è il motivo che spinge qualcuno ad avere un’opinione diversa dalla nostra. Non basta liquidare la faccenda attaccando la controparte. In questo modo non si fa altro che manifestare un certo disprezzo per l’avversario, cosa che sicuramente non aiuta il confronto costruttivo tra le parti.
In una società a democrazia matura, come è la nostra, bisognerebbe tenere in maggior conto l’opinione espressa pubblicamente e con forza da 765 persone che hanno sentito il bisogno di dire: «Noi abbiamo paura che lì vorrete fare una nuova strada». Non è cortese andare a controllare quanti sono gli aventi diritto di voto e quanti no. Sono comunque tutte persone che in un modo o in un altro partecipano alla crescita della nostra società: pagando le tasse, vivendo il territorio, consumando i loro guadagni nei nostri negozi ecc.
Altro punto forte della nostra democrazia è la secolare divisione dei tre poteri di uno stato: l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario. E quando dei cittadini ritengono di individuare nei primi due poteri una mancanza nei loro confronti è giusto che abbiano la possibilità di mettere in moto i democratici mezzi di garanzia che le nostre leggi forniscono.
Il ricorso inoltrato al Consiglio di Stato chiede che sia verificata la correttezza della procedura adottata dalle autorità comunali nell’iter che porterà alla copertura della Trincea ferroviaria. Non è un’atto sovversivo, è un altro atto democratico che va rispettato.
Quindi, abbandoniamo il rancore, valorizziamo le nostre differenze e cerchiamo di mantenere il dialogo sempre aperto e civile, con lo scopo comune di costruire una società forte e unita che possa riconoscersi nei valori della democrazia, sentendosi garantita da questi.