Care Comapagne e cari compagni,
Il nostro partito stà attraversanto una fase di intensi mutamenti. Le regole democratiche inserite nel nostro statuto fanno in modo che nei prossimi due anni molti dei volti noti del PS dovranno essere cambiati.
La nostra consigliera di stato non si ripresenterà più alle prossime elezioni cantonali del 2011, nella stessa occasione molti granconsiglieri, dopo 12 anni di lavoro parlamentare, dovranno lasciare il loro posto a nuove leve. Nel 2012 anche la presidenza del partito dovrà essere cambiata, con la normale conseguenza che all’interno della direzione ci saranno altri mutamenti.
In un momento storico in cui la politica è sempre più personalizzata, un simile ricambio di persone rischia di farci perdere qualche elettore che negli ultimi anni ci ha votato perché rassicurato dalla continuità di rappresentanza e dalla familiarità da essa suscitata.
Ma un tale ricambio è un’occasione che il partito deve cogliere positivamente e propositivamente. È il momento perfetto per dimostrare che quello socialista è un partito vivo e capace di attingere alla propria base facendo emergere nuove personalità capaci di conquistare la fiducia della popolazione.
Per attingere alla propria base il partito deve mostrare un’identità chiara e forte, un’immagine di sé accogliente, rassicurante in cui i militanti prima, e gli elettori poi, possano riconoscersi con coraggio e fiducia.
Per raggiungere questi obbiettivi il partito deve fare un lavoro di autoanalisi concreto e non apparente.
Questo lavoro è stato in parte già tentato e se oggi siamo qui è per vederne i frutti.
Dalla conferenza cantonale del 2008 è uscito un gruppo di riflessione che aveva proprio lo scopo di rivalutare l’identità del partito e di cercare delle soluzioni capaci di meglio radicarlo nel territorio e tra i militanti. Ne è uscito un documento al quale la direzione ha risposto con le proprie valutazioni. Il tutto è stato poi affrontato in alcune sedute di Comitato cantonale. Qui si sono prodotte delle discussioni stanche e in parte sterili. È mancata una vera volontà di confronto. Si ha l’impressione che sia mancata la volontà sincera di mettersi in discussione, e che questo lavoro introspettivo sia stato fatto solo come uno svogliato favore verso quei militanti che ne reclamavano la necessità.
Il nostro partito deve essere più coraggioso e più ambizioso. Non deve avere paura di se stesso. Non deve essere un partito costretto sulle difensive. È vero che negli ultimi anni ha fatto anche svariate proposte che sono andate a buon fine, ma l’immagine del partito non ne è uscita rafforzata.
In un momento in cui il partito, attraverso una discussione allargata – prima in comitato cantonale e poi al congresso – cerca di ammodernare e meglio definire la propria identità, e soprattuto se ciò stà avvenendo perché la base chiede di rinforzare il proprio profilo di partito di sinistra, in questo momento, azioni probabilmente fatte in buona fede, ma poco chiare e soprattuto poco partecipate, come quella di dare vita ad un asse preferenziale tra la dirigenza del partito socialista ed alcuni radicali ticinesi risulta di difficile comprensione.
Sia chiaro, la nascità di “Incontro democratico” non è il male peggiore, ma mostra evidenti errori procedurali. Il tentativo di creare un tavolo interpartitico sul quale porre problemi ai quali si possono dare soluzioni condivise è certamente nobile, ma deve essere fatto con larga partecipazione. Partecipazione dei militanti e partecipazione di tutti quegli attori politici che sicuramente potrebbero condividerne l’intento. Perché solo i radicali? I cristiano-sociali e i verdi, ad esempio, non potevano riconoscersi in questa iniziativa?
Proprio perché noi riteniamo che sia mancato il confronto interno al partito e perché ci sembra che il coinvolgimento della base nelle scelte più importanti stia venendo meno, abbiamo deciso di lanciare il nostro appello affinché il PS si consolidi come partito di sinistra forte e identitario. Un partito aperto al suo interno e capace di incarnare un ruolo aggregatore della sinistra ticinese. Un partito che sappia trovare il giusto equilibrio tra l’attività politica che si svolge nelle istituzioni e l’attività politica che una forza di sinistra dovrebbe saper svolgere anche nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nei luoghi di vita sociale. Un partito capace di mostrarsi attrattivo anche per le generazioni più giovani e che dia concreto appoggio alle aspettative dei nostri giovani.
“Prospettive socialiste” riunisce compagne e compagni che hanno a cuore il futuro del partito socialista. Non è un movimento contro qualcosa o qualcuno, ma vuole essere quel pungolo che tiene viva la discussione sui valori identitari e prioritari di un moderno e forte partito socialista. È un invito a tutte quelle compagne e a quei compagni che vogliono ritrovarsi a discutere delle prospettive del socialismo ticinese.
La discussione interna sui nostri valori e le nostre priorità deve cambiare registro. Il Comitato cantonale deve ritrovare la sua centralità di luogo di confronto e di decisione. Non si può continuare ad usare il Comitato cantonale come luogo di ratifica di decisioni già prese in seno alla direzione. Decidere non vuol dire semplicemente dire di Sì o di No; significa essenzialmente partecipare al processo di elaborazione delle scelte che il partito deve fare.
Allargando la partecipazione democratica nelle scelte rilevanti del partito si può rinforzare quel senso di appartenza necessario affinché l’individuo si metta a dispozione della collettività, arrivando così anche al rafforzamento delle sezioni che sono il più incisivo collegamento che il partito ha con il territorio.
Il confronto non deve essere visto come un momento di scontro, distruttivo, ma come occasione di crescita per la creazione di un progetto politico condiviso e partecipato.
Noi chiediamo a tutte le compagne e ai compagni di lavorare uniti in maniera franca e sincera per il rafforzamento degli ideali e delle prospettive del nostro Partito socialista.