I prossimi 27-29 novembre le cittadine ed i cittadini del nostro Paese hanno un’occasione più unica che rara, da non perdere assolutamente. Infatti la nostra democrazia diretta ci dà l’occasione di pronunciarci su un tema che rappresenta un tabù anche nelle democrazie più evolute.Tra le votazioni federali da affrontare in questi giorni c’è anche l’iniziativa che chiede di vietare alla Svizzera l’esportazione di materiale bellico.
La Confederazione elvetica, riconosciuta in tutto i mondo come il paese neutrale per eccellenza, non può considerarsi tale se contribuisce all’armamento di paesi in guerra. È vero che per essere
pienamente neutrale potrebbe scegliere di fornire armi e munizioni in eguale misura ai paesi in guerra, ma in una simile prassi mancherebbe completamente la connotazione pacifista che dovrebbe
essere una cosa unica con il concetto di neutralità.
I contrari all’iniziativa argomentano la propria posizione con la temuta perdita di posti di lavoro. Ma con quale coraggio possiamo permetterci di porre sullo stesso piano meno di 6’000 impieghi
con, ad esempio, gli oltre 46’000 morti in guerre nel mondo intero contati da Peace Reporter per il solo 2008. Ma questi una coscienza non l’hanno?
Ci dicono che le armi e le munizioni esportate dalla Svizzera sono una piccolissima parte di ciò che il mercato mondiale offre. Ciò non vuol dire che noi non dobbiamo fare la nostra parte: un
primo, ma comunque significativo, passo verso il disarmo.Se le svizzere e gli svizzeri saranno capaci di appoggiare l’iniziativa che chiede di vietare l’esportazione di materiale bellico, la
Svizzera avrà maggiori possibilità di esportare un messaggio di Pace e Amicizia tra i popoli.