Durante i mesi estivi di giugno e luglio, quando il Ticino era ormai in vacanza, partiti e movimenti di sinistra e sindacati sono riusciti a raccogliere 8912 firme contro lo sgravio fiscale sugli utili delle imprese.Questo sgravio dello 0,5% (dal 9 all’8,5%) era stato proposto dal Consiglio di stato come “misura anticiclica” per un tempo limitato di due anni, ma il Gran Consiglio ha subito colto la palla al balzo per trasformarlo in uno sgravio ad aeternum, slegandolo quindi dal contesto di crisi economica-finanziaria che lo aveva generato.
Al Cantone e ai Comuni, dunque alla collettività, questo sgravio costerebbe 25 milioni di franchi all’anno, che corrispondono – a titolo di esempio – ad un quarto del costo netto di tutte le case
per anziani.
Nella sostanza questo sgravio fiscale andrebbe ad aiutare unicamente le grandi aziende che ottengono utili alla fine dell’anno.
Per un piccolo commerciante o un artigiano che ha la fortuna di chiudere il bilancio annuale con un utile, lo 0,5% di sgravio sarebbe così leggero da non fargli nemmeno il solletico:
impercettibile; mentre un azienda, piccola o grande che sia, che chiude il bilancio annuale in passivo, e che quindi stà veramente attraversando un periodo di crisi, non trarrebbe nessun
beneficio da questo sgravio.
Logica e buon senso vorrebbero che, in un momento di crisi come quello che ancora stiamo atraversando, in cui tutti devono fare – volenti o nolenti – dei sacrifici, lo Stato sia generoso con chi
veramente ne ha bisogno e non con chi invece di bisogno non ne ha.Il bel numero di firme raccolte, in un periodo dell’anno certamente poco favorevole, è indice che molte persone il buon senso lo
hanno ancora. Bisogna però fare un ulteriore sforzo per far capire a tutti che la crisi non deve essere pagata da chi la subisce; per questo motivo è necessario che le cittadine e i cittadini del
nostro Cantone si rechino il prossimo 29 novembre alle urne per dire NO all’ennesimo regalo a chi i soldi li ha.