In Ticino, pochi sanno che è in corso un referendum contro la modifica urgente del 28 settembre 2012 della legge sull’asilo (LAsi). I punti salienti di questa revisione sono tre: 1) la soppressione delle procedure d’asilo presso le ambasciate; 2) il non riconoscimento della diserzione come motivo d’asilo; 3) la creazione di centri specifici per “recalcitranti”.
Queste misure resteranno in vigore per tre anni, ma nel frattempo il Consiglio Federale dovrebbe riuscire a portare a termine una revisione più generale della legge sull’asilo. Proprio in considerazione di ciò, mal si capisce la necessità di agire urgentemente con un decreto legge.
Il Partito Socialista Svizzero ha ritenuto controproducente appoggiare questo referendum sostenendo che in caso di sconfitta, la destra svizzera si troverebbe in una posizione di forza e potrebbe
far valere più facilmente la propria politica restrittiva in materia di asilo.
Noi riteniamo, invece, che il sostegno a questo referendum sia un atto dovuto. Per rispetto dei nostri ideali, prima di tutto. Ma anche da un punto di vista strategico: le restrizioni che questo
decreto urgente ha messo in atto, difficilmente potranno essere allentate in modo da tornare ad un “allargamento” dei diritti dei richiedenti l’asilo.
Dal punto di vista politico le misure adottate con il decreto pongono non pochi problemi. Per esempio, togliere la possibilità di chiedere l’asilo direttamente presso le nostre ambasciate non fa altro che rinforzare quello sporco mercato gestito da passatori senza scrupoli cui devono ricorrere le persone in fuga dal proprio paese. Non solo i costi di questi viaggi sono proibitivi, ma sono anche molto pericolosi tanto da meritarsi la definizione di “viaggi della speranza” che spesso diventano “viaggi della morte”, durante i quali, le donne in particolare, se avranno la fortuna di arrivare a destinazione, avranno però quasi sicuramente avuto la sfortuna di aver subito delle violenze sessuali.
Per quanto riguarda i disertori, in particolare quelli che provengono da nazioni particolarmente sanguinarie, se rispediti nel proprio paese andrebbero sicuramente incontro a torture e violenze di ogni genere.
Mentre i centri per “recalcitranti” non trovano giustificazione. Prima di tutto non è specificato il significato di “recalcitranti” e poi esiste comunque una giustizia civile e penale a cui si può ricorrere in caso di violazione delle nostre leggi.
Insomma, secondo noi i motivi per sostenere questo referendum ci sono e ci sentiamo quindi di invitare le cittadine e i cittadini ticinesi a firmare al più presto i formulari che si possono scaricare a questa pagina internet: http://www.asyl.ch/italiano.
Adriano Venuti, membro di direzione del PS
Nadia Pittà Buetti, presidente del Comitato Cantonale del PS
Franco Cavalli, già consigliere nazionale del PSS
Giancarlo Nava, membro del Comitato Cantonale del PS
Sergio Roic, vice-presidente della sezione PS di Lugano
Alberto Casari, membro di direzione del PS