Quando un amico, un compagno, sbaglia è giusto farglielo notare. Quindi non ho nessun problema a dire ad Alessio Arigoni che ha sbagliato. Ma visto che sono un suo amico, oltre che un suo compagno di partito, gli dico anche perché secondo me ha sbagliato.
Alessio ha fatto un’analisi spiccia ma corretta della situazione politica di Lugano: un partito che in campagna elettorale, per puro interesse elettorale, si è rifiutato di rendersi conto della reale situazione finanziaria della città opponendosi ottusamente ad ogni minimo aumento del moltiplicatore, una volta diventato partito di maggioranza relativa e che quindi si è trovato in una posizione di responsabilità che fa fatica ad assumere, ha dovuto rendersi conto della realtà e il suo responsabile delle finanze ha dovuto ammettere che la festa è finita e che bisogna trovare nuove entrate finanziarie.
L’errore di Alessio è stato quello di credere che i vent’anni di volgarità e insulti propinati da uno squallido settimanale che tutte le domeniche inonda il nostro cantone dando voce ad un movimento politico che ha banalizzato e impoverito il confronto politico, consentissero anche a lui di adeguarsi al suo linguaggio povero, oltraggioso e scurrile.
Alessio ha sbagliato, avrebbe dovuto mostrarsi superiore e anche se si è giustamente sentito preso per i fondelli dall’incoerenza di quello che oggi è il primo partito nel Cantone e a Lugano, avrebbe dovuto sottolineare con maggiore eleganza l’incoerenza e l’irresponsabilità di questi personaggi.
Alessio è un uomo intelligente e capace, è una persona attenta ai problemi della società e ha cercato di dare il suo contributo in diversi ambiti: in quello politico e in quello professionale, per citarne solo due.
Con la sua passione per la musica e con la sua capacità di essere contagiosamente allegro ad ogni costo, si è conquistato una brillante e meritata posizione professionale. La sua voce, la sua musica, le sue serate hanno sempre dato risalto all’azienda per cui lavora. Se io fossi il suo datore di lavoro sarei particolarmente fiero di dargli lo stipendio alla fine di ogni mese.
Sarei fiero di farlo anche oggi che Alessio ha commesso un piccolo errore di valutazione. Rete tre senza la voce e senza l’energia di Alessio non sarebbe più la stessa.
Ciò che più mi scandalizza in questa storia è proprio il fatto che la RSI abbia deciso di sospendere provvisoriamente Alessio dal microfono e che addirittura stia valutando l’opportunità di altre sanzioni. Oggettivamente la RSI non può sentirsi lesa nella sua immagine da questa infelice caduta di stile.
Alessio ha parlato a titolo personale attraverso un canale personale e non certo attraverso i microfoni della radio. La libertà di espressione di un individuo deve essere garantita e se qualcuno si sente offeso, ha la possibilità di ricorrere alla giustizia civile e penale.
La professionalità di Alessio non può e non deve essere messa in discussione, e la RSI non può permettersi di cedere di fronte ad una campagna stampa estremamente aggressiva e minacciosa fatta da gente che ha costruito la propria immagine sulla volgarità e sull’insulto gratuiti, che da vent’anni si diverte a denigrare chiunque la pensi in maniera differente. La RSI è di tutti, non di un movimento politico!