Il prossimo 28 febbraio voteremo, tra le varie cose, anche la nuova legge sugli orari dei negozi. Il nostro invito è chiaramente di votare No, per diversi motivi.
Prima di tutto il nostro pensiero va al personale di vendita che risulterebbe sicuramente penalizzato da questa riforma. La mezz'ora in più non permetterebbe di certo l'assunzione di nuovo personale, ma porterebbe a un maggiore spezzettamento dei turni di lavoro.
Già ora molti addetti alla vendita dei grandi magazzini vengono assunti con contratti di poche ore settimanali e impiegati senza regolarità ma su chiamata, spesso solo negli orari di punta. Questo impiego a scaglioni impedisce alle lavoratrici e ai lavoratori di fare rientro al proprio domicilio tra un turno e l’altro con l’evidente e grave conseguenza di essere «occupati» un’intera giornata ma stipendiati per poche ore di lavoro. A essere penalizzata sarebbe anche l’intera vita famigliare del personale di vendita composto in maggioranza da donne, tra le quali molte madri che si vedrebbero costrette a fare maggior affidamento sugli asili nido, i cui orari di apertura sono generalmente inferiori rispetto a quelli dei negozi. Consideriamo, infatti, che il personale di un grande magazzino che chiude alle 19.00, continua a lavorare (spesso «gratuitamente») almeno fino alle 19.30/20.00 per riordinare e riempire gli scaffali delle merci mancanti.
Questa «sola» mezz’ora è un ulteriore passo verso la liberalizzazione degli orari di apertura che ha tutta l’aria della «tattica del salame», un passo alla volta fino all’apertura 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ricordiamoci che a livello federale è già stata presentata una proposta dal senatore Lombardi, che mira ad ampliare l’orario di apertura dei negozi fino alle 20.00 durante tutto l’anno. Inoltre la legge in votazione contempla alcune deroghe, come quella che permette ai negozi annessi ai distributori di benzina di aprire dalle 6.00 alle 22.30.
Un altro preoccupante aspetto da considerare è che i piccoli commerci difficilmente potrebbero resistere alla concorrenza della grande distribuzione la quale risulterebbe certamente favorita dall’estensione degli orari di apertura dei negozi. I piccoli commercianti non posso disporre di un gran numero di dipendenti da occupare a piacimento e la mezzora in più non garantirebbe sufficienti affari per stipendiare nuovo personale.
Non bisogna nemmeno sottovalutare il fatto che un’ulteriore estensione degli orari dei negozi aprirebbe le porte al prolungamento degli orari di apertura anche negli altri settori professionali, come gli asili nido, appunto, o i mezzi trasporto pubblici, portandoci sempre più verso quella «vita senza pause, attiva in qualsiasi momento del giorno o della notte» descritta da Jonathan Crary nel suo libro «24/7»: Il capitalismo all'assalto del sonno.
Si può facilmente capire che in ballo non c’è solo una mezz’ora in più, ma proprio il tipo di società in cui vogliamo vivere e che vogliamo costruire. Questa mezz’ora potrebbe avviare un circolo vizioso dove a pagare sarebbero sempre i soliti, le lavoratrici e i lavoratori.