Conosco Manuele Bertoli da circa un decenio. In questi anni ci siamo incontrati e anche scontrati, abbiamo riso e qualche volta abbiamo anche alzato un po' la voce. Non sempre siamo stati d'accordo, ma mai ho avunto il più lontano sentore che il suo handicap visivo potesse essere per lui un problema. Questo, caso mai, lo è per chi gli sta intorno. Sentire un intervanto di Manuele, sempre molto preciso e completo, è qualcosa di speciale. Molti di noi si impappinano leggendo un testo preparato per giorni, lui fila diritto come nella migliore tradizione facevano i treni svizzeri fino ad alcuni anni fa. Avere a che fare con tanta capacità può essere, effettivamente, imbarazzante. Ti fa sentire piccolo.
Ma ancor più imbarazzante è Sergio Morisoli.
È imbarazzante perché nonostante credo ne abbia le capacità, invece di sollevare, proporre e difendere questioni politiche, si dedica alla denigrazione dell'avversario e lo fa andando a colpire Manuele sulla sua cecità, come se questa fosse una colpa. Prima di tutto, mi pare ovvio, non è una colpa, e come ho già detto, Bertoli dimostra quotidianamente, con il suo lavoro e con la sua autoironia, come quel che per molti sarebbe potuto essere un limite, per lui un limite non è!
È imbarazzante perché Morisoli si impegna nell'uso di un vocabolario denigrante, chiamando “tecnocrati” i collaboratori di Manuele, dimanticando che lui stesso è stato per diversi anni il “tecnocrate” della ex Consiglera di Stato Marina Masoni.
È imbarazzante perché dicendo che Manuele “non ha potuto interpretare il linguaggio non verbale di noi commissari”, ci lascia intuire che il commissario Morisoli non sia stato capace di esplicitare verbalmente il suo pensiero e che l'unica cosa che gli è riuscita di fare in commissione scolastica è stato di tirare assieme alcune espressioni e smorfie incontrollate. Povero Sergio.
È vero, qualcuno potrebbe, approfittare della condizione di non vedente di Manuele e fargli le facciacce in occasione di un qualche incontro. Ma oso immaginare, anche se Morisoli me ne fa dubitare, che un docente, un consigliere di stato, un parlamentare e chiunque altro abbia a che fare politicamente con Manuele sia i grado di avere il giusto rispetto per un uomo che ogni giorno ci insegna ad avere la forza di non arrenderci di fronte alle sfortune della vita.