Dopo che alle Camere Federali è fallito ogni tentativo di trovare una soluzione nazionale relativa al pagamento delle pigioni delle attività commerciali colpite dalle restrizioni imposte dalle Autorità per fare fronte alla pandemia da Covid19, l'ASI-SSI torna a chiedere l'intervento del Consiglio di Stato.
Era il 9 aprile scorso quando l'Associazione Svizzera degli Inquilini – Sezione della Svizzera italiana (ASI-SSI) ha scritto al Consiglio di Stato, alla CATEF e alla SVIT per chiedere di unire le proprie forze affinché si potesse trovare una soluzione condivisa che andasse incontro alle attività commerciali e artigianali in difficoltà con il pagamento della propria pigione a seguito della chiusura totale o parziale imposta dalle autorità nel corso della prima ondata della pandemia.
Il modello proposto in quell'occasione era quello adottato dal Cantone di Ginevra: a determinate condizioni, gli inquilini sarebbero stati esonerati dal pagamento della pigione, i locatori sarebbero stati invitati a rinunciare a metà della stessa, mentre l'altra metà avrebbe dovuto essere a carico dello Stato.
Subito è arrivato il sostegno delle due associazioni che difendono gli interessi dei settori immobiliari. Ma il Governo cantonale ha fatto melina. Ha aspettato la fine di giugno per risponderci. In quel momento, infatti, sembrava essere possibile una soluzione nazionale e il CdS ha colto la palla al balzo per sottrarsi alle proprie responsabilità.
Oggi sappiamo che dopo un lungo lavoro parlamentare ogni possibilità di soluzione federale è caduta nel vuoto. In questo momento non restano che due possibilità: degli accordi bonari tra locatario e locatore, o la lite giudiziaria. Questa seconda possibilità è sostenuta da una perizia giuridica che considera la chiusura forzata al pari di un difetto della parte locata, dando così diritto all'esonero totale o parziale della pigione per il periodo interessato.
Ma onestamente crediamo che nessuno abbia voglia di imbattersi in lunghe e costose procedure giudiziarie che andrebbero a intasare inutilmente gli uffici di conciliazione e le preture.
Oggi, tenuto conto anche delle nuove restrizioni imposte in particolare al settore della ristorazione, è necessario che il Consiglio di Stato si dedichi con serietà al tema delle pigioni commerciali e che trovi una soluzione equa e solidale a sostegno delle piccole e medie imprese che hanno vissuto e che ancora vivono con grande difficoltà questo triste anno di pandemia.