Nelle scorse settimane sono stato ospite della trasmissione Patti Chiari e, confrontandomi in studio con il segretario della Svit, Alberto Montorfani, abbiamo affrontato diversi temi legati al costo delle pigioni e allo sfitto particolarmente presente in Ticino.
Durante il servizio sono state mostrate diverse situazioni: appartamenti vecchi e mal curati che evidentemente non si riescono ad affittare, ma anche nuove costruzioni che, benché più costose, sono sembrate più attrattive. In particolare, ci siamo concentrati un attimo su un appartamento di nuova costruzione e molto moderno, un 4 locali e mezzo situato ad Arbedo-Castione e offerto per 1.860 franchi al mese. Rispetto a molti altri appartamenti, ha sicuramente un prezzo interessante e ha suscitato l’entusiasmo di chi è chiamato a difendere gli interessi dei locatori.
Ma il prezzo è tutto? Io penso di no! Sicuramente è un fattore molto importante quando bisogna scegliere dove vivere, ma altrettanto importante è anche il “dove” stesso. Ha senso che una famiglia abituata a vivere nel Luganese, dove gli affitti sono più alti che nel resto del Cantone, debba sentirsi obbligata a trasferirsi in un’altra regione, per esempio ad Arbedo-Castione, allontanandosi così dalla sua “zona di comfort” fatta di affetti e consuetudini? Ha senso che una famiglia, per risparmiare sull’affitto debba allontanarsi dal luogo di lavoro andando molto probabilmente ad aumentare il traffico, l’inquinamento e il tempo necessario per la trasferta per poi ritrovarsi privata di una rete sociale consolidata?
Che l’edificabilità del Cantone Ticino sia sovradimensionata è ormai un dato accertato. Si continua a costruire imponenti complessi residenziali nelle periferie, andando a erodere il poco verde rimasto e svuotando sempre più i centri urbani che dopo l’orario di chiusura di uffici e negozi diventano città fantasma. Centri dove qualche ristrutturazione avviene solo con l’intento di attirare facoltosi magnati, che pur senza mai farsi vedere si appropriano di quartieri un tempo popolari, contribuendo alla perdita di vitalità e di identità degli stessi.
C’è poco da girarci intorno. La speculazione edilizia sta facendo del male alla nostra realtà e sta contribuendo in maniera predominante allo sfruttamento illogico delle risorse naturali del nostro territorio. Bisognerebbe avere il coraggio di invertire drasticamente la rotta, smettendo di gettare cemento in ogni angolo del Paese e andando a investire sull’edilizia esistente in maniera sostenibile, con l’obiettivo di garantire un alloggio accessibile a tutti e senza intenti speculativi. Garantendo con la continuità delle pigioni preesistenti la tutela delle inquiline e degli inquilini.
* Apparso su Area - Quindicinale di critica sociale e del lavoro N° 10 - 3 giugno 2022