Stamattina, mentre stavo leggendo il giornale, per un attimo ho creduto che fosse domenica e che tra le mani mi fosse malauguratamente capitato il Mattino, quello che quando parla di me ci tiene a specificare che non sono patrizio di Corticiasca ma originario di Avellino. Guardo meglio e mi rimetto in linea con la realtà: è martedì e sto leggendo su laRegione un articolo che mette in relazione tra loro i risultati elettorali di domenica scorsa e le prospettive per le prossime elezioni comunali. Si parla di Lugano e l'interlocutore del giornalista è Filippo Zanetti, il compagno copresidente della sezione socialista della principale città del nostro Cantone.
Il compagno Zanetti nell'intento di trovare una giustificazione all'esito elettorale che questa volta è risultato più scarso rispetto alle elezioni federali di 4 anni fa, ci tiene a sottolineare che allora tra i candidati socialisti al Consiglio Nazionale c'erano due donne “luganesi che possiamo definire doc”, mentre quest'anno c'era “solo un candidato, Adriano Venuti, che fino a poco fa era residente a Massagno”.
Al compagno copresidente vorrei riassumere alcuni fatti della vita di quel povero bastardino di un Venuti che non viene mai dal posto giusto... Prima di tutto, vorrei far notare che Massagno confina con Lugano all'80% circa e che il Venuti risulta essere maggiormente lontano dalla City ora che da neo luganese vive a Breganzona.
Il Venuti è cresciuto a Grancia, ultimo baluardo del Pian Scairolo a resistere alle mire espansionistiche della Grande Lugano. Il Nostro ha frequentato 3 anni di Scuola Materna a Pambio Noranco, nell'edificio che ora ospita il locale Punto Città, mentre le elementari e le medie le ha frequentate a Barbengo, ora quartiere periferico della Grande Lugano. Quando era apprendista, ha lavorato 4 anni a Breganzona, in via Lucino, lo stesso quartiere dove ora vive con la sua famiglia. In età più adulta, nel 2002 ha iniziato a lavorare proprio per la Città di Lugano, dapprima a Castagnola, fino al 2012, e poi a Molino Nuovo, centro nevralgico della Lugano popolare.
Per quanto mi riguarda, non avevo nessuna ambizione elettorale e quindi il risultato personale va benissimo così. Ma di farmi trattare da straniero a casa mia anche dai compagni luganesi, oltre che dai leghisti, non mi va tanto bene.
Se il PS di Lugano ha perso ancora voti, forse non è colpa dell'ultimo Venut[o], ma di una sezione socialista completamente disinteressata a sostenere il proprio partito di riferimento cantonale e ancor meno il proprio candidato. Alla domanda precisa da me posta per sapere cosa avrebbe previsto di fare la sezione PS cittadina in occasione della recente campagna elettorale, la risposta della copresidenza luganese è stata limpida e concisa: “Niente!”. In occasione dell'ultima assemblea molto ben partecipata, a nessuno è venuto in mente di fare un appello al voto in vista delle elezioni federali o altre cose assurde come sottolineare la presenza dell'unico candidato luganese e magari fargli dire due parole.
Lugano è praticamente l'unica città svizzera ad essere in mano alle Destre e con una rappresentanza progressista ridotta al lumicino. Se ciò accade è proprio perché i Socialisti non sono capaci di differenziarsi dal pensiero dominante che governa la città. Una città sempre più “salotto buono” e sempre meno casa per tutti.
Se il Partito Socialista di Lugano vuole finalmente iniziare a vincere un po', farebbe bene a togliersi la puzza da sotto il naso. Perché “Lugano ai luganesi” non dovrebbe essere lo slogan del mio partito!